THE SELFISH CALES

The Selfish Cales

The Selfish Cales

Ai tempi in cui Myspace andava incontro al suo inesorabile declino, un nuovo progetto di inediti nasceva grazie ad alcuni fortunati incontri sul Social Network; reduci da precedenti progetti, Andy, Chris e Gabriel si ritrovano a formare il gruppo con l’idea di proporre una realtà musicale attenta tanto alla musica quanto al fattore visivo.

Nei primi mesi di sala prove si forma velocemente il repertorio di brani che darà vita a settembre 2010 al primo omonimo EP dei Cales, segno di una semplice ma affiatata alchimia: il primo omonimo EP consiste in 4 tracce di inediti (più una cover), autoprodotti in 100 copie promozionali, EP che porta il neonato progetto in varie realtà live Torinesi proponendo un sound ancora marcatamente Garage, ma con ambizioni psichedeliche e una forte identità sessantiana.

L’inserimento di Alberto Muraglia (Albert Cale) nella line up all’organo, tastiera Rhodes e Mellotron e l’arrivo del Sitar Indiano suonato da Gabriel gettano le basi per un nuovo sound ed un secondo EP (“The Selfish Cales II”), pubblicato a Settembre 2011 in download gratuito, promosso dal videoclip dell’opening track “Psychedelic Eyes”.

Il giovane percorso dei Cales prosegue attraverso decine di live con aperture fuori porta e un secondo videoclip del singolo “Useless”, più un piccolo progetto di tributo alla Psichedelia sessantiana rilasciato nell’estate 2012, “Dandelion Seeds”: il prossimo passo è la produzione del primo LP, dal quale trasparirà una panoramica tra presente e futuro delle sonorità dei Cales.

– Facebook https://www.facebook.com/theselfishcales

– Sito Internet http://www.theselfishcales.com/

Reviews

“I torinesi Selfish Cales sono giovani ed entusiasti. Memori della tradizione psichedelica/garage locale (qualche nome: Fantom’s e Astrali negli anni 60, The Sick Rose e No Strange negli 80) propongono un gradevole secondo EP, dalla copertina ispirata a “Disraeli Gears” (1967) dei Cream. Nessuna traccia di blues, sebbene psichedelico, qui, però: semmai ai Selfish Cales interessano immaginario e clima sonoro di quel periodo in cui il garage rock Sixties si colorava di bagliori acidi. Per cui qui si sentono echi dei primi Pink Floyd di “The Piper at the Gates of Dawn” (in “Light Worms & Old Dancing Ladies”) come brani in puro stile garage come “Psychedelic Eyes”, scelta per il bel video, semplice eppure d’impatto.

Ma il biennio 1966/1967 è per forza filtrato dai revival psichedelici posteriori: ecco che l’esempio degli anni 90 si affaccia tanto in “The Machine” e “State of Eternity”, dove la musa ispiratrice sono i Kula Shaker (con tanto di ritmo reggae), quanto nella conclusiva “Black & White Rainbow”, dove è trasparente il modello shoegaze di Ride o Chapterhouse. Proprio “Black & White Rainbow” è di gran lunga il brano migliore dell’EP: è qui che il delirio psichedelico fa il suo dovere, tra cori celesti e chitarre infiammate.

A giudicare anche dal video di “Psychedelic Eyes”, i Selfish Cales probabilmente sono un’ottima band live, ma su disco non riescono ancora a rendere la carica aggressiva e il sacro fuoco psichedelico che dovrebbe infiammare ogni loro brano. La molteplicità delle influenze, pur di genere, è senz’altro un tratto positivo, ma deve ancora amalgamarsi in una proposta compiutamente originale, per quanto qua e là la band faccia intravedere la propria personalità. EP consigliato agli amanti del genere, perché indubbiamente gradevole, ma per molteplici motivi ancora lontano dai vertici di altre proposte italiane di ambito psichedelico.” Rockit

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