COSA SUONA?
Un condensato di country-rock, blues e folk.
PERCHÉ VENIRE AD ASCOLTARLO?
Perché riesce a musicare emozioni e storie in modo essenziale, diretto e convincente.
#anltascolta
VUOI SAPERNE DI PIÙ? Johnny Fishborn registra il suo primo album, intitolato “River Brother Desert Lover“, tra il settembre 2011 e il gennaio 2012, pubblicandolo nel febbraio 2012 e presentandolo dal vivo il 22 febbraio 2012 al Blah Blah di Torino.
Il tour di promozione inizia nel marzo 2012, toccando Amsterdam, Strasburgo, Bruxelles e molte altre città. Dopo aver pubblicato in anteprima il suo nuovo singolo “Summer Days” in esclusiva per Rockit , il 17 febbraio 2014 Johnny Fishborn rilascia il suo secondo album “Windmill Girl“.
Cosmo (pseudonimo che nasconde Marco Bianchi dei Drink To Me) è il cantautore del futuro anteriore, nella sua musica gli stilemi tipici di certa canzone d’autore convivono con l’elettronica e la psichedelia. Non usa chitarre acustiche ma campionatori, sintetizzatori, batterie elettroniche e suoni generalmente confusi e potenti. Mischia Battisti con gli Animal Collective, Dan Deacon con Jovanotti, Gold Panda e Battiato, dando via a un frullato coloratissimo e dal gusto inedito.
Cosmo inizia laddove finisce “S” dei Drink To Me, con l’aggiunta di una componente più “estrema” a livello di produzione (estremamente pop, estremamente compressa, estremamente elettronica…).
Il suo primo album è “Disordine” è in uscita a maggio su 42 Records (I Cani, Colapesce, Criminal Jokers e tanti altri), anticipato dal singolo “Ho visto un Dio” presentato in anteprima su Radio2Rai.
Ma Cosmo già guarda avanti e non vede l’ora di calcare il palco con il suo show che unisce caos e divertimento. L’approccio è quello di un live elettronico: nessuno strumento, solo effetti e campionatori, tutto viene manipolato e modificato in tempo reale da Marco, voce compresa, come in questo video realizzato dal vivo per Wired (http://tv.wired.it/entertainment/2013/04/15/cosmo-la-sua-numeri-e-parole-live-dalla-sala-da-pranzo.html). Sul palco con lui non ci sarà una band, ma due ballerine. L’aspetto visuale sarà curato tanto quanto quello musicale e non mancheranno le sorprese. Quello di Cosmo non è un concerto qualsiasi ma una vera e propria festa dove conta solo lasciarsi andare. Non aspettatevi il solito live del gruppo indie, aspettatevi il delirio.
“Il sito del settimanale femminile Grazia lo ha già indicato tra le novità italiane da seguire con più attenzione e l’anteprima del singolo avvenuta su Radio Due Rai, all’interno del programma Babylon, ha generato una piccola corsa alla scoperta di questo nuovo progetto di Marco Jacopo Bianchi, già cantante e fondatore dei Drink To Me, qui alla prima prova con la lingua italiana. “Ho visto un Dio” è più di un video di un singolo apripista, un vero e proprio manifesto programmatico che svela al pubblico le peculiarità e gli intenti di Cosmo: mettere a confronto il pop di qualità, le sonorità elettroniche più in voga e la tradizione musicale italiana.
Il video, girato da Gabriele Ottino per il collettivo Superbudda, rappresenta un’immersione nei tratti più psichedelici del pop di Cosmo. Il confine tra le realtà e le proiezioni è labilissimo.” Impatto Sonoro
“Ho visto un Dio” è più di un video di un singolo apripista, un vero e proprio manifesto programmatico che svela al pubblico le peculiarità e gli intenti di Cosmo: mettere a confronto il pop di qualità, le sonorità elettroniche più in voga e la tradizione musicale italiana.
Il video, girato da Gabriele Ottino per il collettivo Superbudda, rappresenta un’immersione nei tratti più psichedelici del pop di Cosmo. Il confine tra le realtà e le proiezioni è labilissimo.
Il disordine vince su tutto e si fa fatica a comprendere cosa sia vero e cosa percepito.
Le ballerine, lo spaesamento dato dai toni accesi dei colori, il bosco, sono tutti elementi che servono a inquadrare quello che è a tutti gli effetti uno dei tratti fondamentali di Cosmo: il caos!” Rockon
È nel 2012 che Pietro Paletti, bassista e voce dei THE R’S ma anche produttore e compositore per documentari e spot pubblicitari internazionali, si presenta per la prima volta come autore solista in italiano e lascia solo apparentemente l’attitudine internazionale per ritornare nell’alveo di un cantautorato italiano intimo, familiare, casalingo.
Dopo la felice prova dell’ep “Dominus”, ampiamente apprezzato da critica e pubblico, ecco l’esordio sulla lunga distanza di Paletti: Ergo Sum.
Il polistrumentista, già bassista e cantante degli acclamati R’s, riprende il discorso dove lo aveva lasciato e si mette letteralmente a nudo in otto canzoni che pescano a piene mani dalla migliore tradizione pop italica, si vestono di suoni internazionali e puntano su testi dalla schiettezza disarmante. Ergo Sum è un autoritratto, un’autoterapia, un autoscatto, una pagina di diario: è Paletti al 100%, il racconto di un “sé” che diventa quello di un “noi”, tanto le suggestioni personali sono condivisibili: l’individualismo posto come prima pietra di un cambiamento che sarà collettivo, contrapposto a rivoluzioni che lasciano il tempo che trovano, l’esigenza di andare avanti da soli, unita alla consapevolezza che non è possibile non amare. Paletti diluisce sé stesso in canzoni la cui semplicità nasconde un grande lavoro di cesello e si candida a diventare una voce riconoscibile del panorama musicale italiano.
” Dopo il piacevole Ep Dominus Paletti torna a divertirsi da solo, in licenza premio dai The R’s, uscendo col primo disco sulla lunga distanza. Un lavoro più maturo questo Ergo Sum, e le sonorità più malinconiche che, già la reggaeggiante “Portami Via” anticipa, sembrano essere fatte apposta per rimarcare l’evoluzione del percorso musicale del cantautore, che qui si mette a nudo non solo nella copertina dell’album.
Ad aprire le danze è però “Cambiamento”, ritmata polemica sociale amara anche se non originalissima, una delle tracce più grintose del disco assieme al rock ironico di “Mi Son Scordato Di Me” ed a “Senza Volersi Bene”, dove emergono pienamente sonorità che, grazie anche al contributo non certo secondario del synth ed ai suoni della batteria, riecheggiano fortemente di anni 80. Degli echi Battistiani emersi nel precedente lavoro rimangono poche tracce, ad esempio nella delicata “Le Foglie”, ed è quindi la personalità del bassista dei The R’s che esce fuori prepotente soprattutto nelle tracce più malinconiche. “ Stordisco
“(…) Paletti oltre ad essere polistrumentista e anima dei già apprezzati The R’s (ex Records) si propone ora come canzoniere in proprio abbracciando la sfida della lingua italiana. Diciamo subito che il pregio di Dominus, EP d’esordio per Foolica records, sembra essere quello di tracciare un ideale ponte tra l’estetica Battistiana della Numero Uno (Graziani, Papallardo ecc) e le suggestioni sonore della nuova “pastorale americana” (Local Natives, Fleet Foxes, Grizzly Bear).
Si parte con il brio di Adriana ed un gusto nell’arrangiare che nel suo essere sopra le righe, delinea la cifra stilistica dell’intero EP, mentre Tricerebrale fa pensare ad una jam tra il miglior Gazzè ed I FlamingLips presentandosi nei testi come una parata di timida auto indulgenza maschile. Ogni esitazione esistenziale viene interrotta dalla psichedelia verbale e musicale di Geco che con la sua cavalcata spettrale segna il cambio di rotta di Dominus verso l’introspezione. Raccontami di te e Alla mia età sono sicuramente i momenti più intensi del disco, ovvero, le canzoni con la C maiuscola che da subito rapiscono l’ascoltatore: la prima, sognante e nostalgica, mette in pratica la lezione corale americana con le inflessioni del più classico Battisti; la seconda è prototipo di ballata senza tempo con falsetti Fornaciari, svolazzi Cocciante ed un poster della sempreverde e lennoniana Imagine sul fondo.
Il talento di Paletti sta tutto nella disinvoltura con cui queste canzoni ci raccontano chi lui sia e da dove venga pur senza avere una carriera solista pluridecennale alle spalle. Se questo è solo l’esordio, segnamoci fin da subito questo nome perché Dominus potrebbe essere decisamente la punta di un iceberg.” Sentireascoltare
EDIPO e’ un’artista in continua evoluzione ma con un obiettivo costante: fare musica Pop. E’ come affascinato dall’apparente semplicità di creare il ritornello perfetto, arte che è forse la piu’ difficile dell’ambito musicale. Per fare cio’ alla base delle sue canzoni c’è sempre un minuzioso lavoro di ricerca nella stesura dei testi. Pungente e dotato di un non comune dono della sintesi riesce a fotografare la sua vita e la societa’ in poche ma efficaci battute.
Dopo aver conquistato il consenso univoco della critica con il suo primo lavoro solista Hanno ragione i topi , il musicista gardesano si e’ messo subito al lavoro per il suo secondo disco, Bacio Battaglia, in uscita sempre per Foolica Records all’inizio del 2012.
Anche nel nuovo album Edipo, al secolo Fausto Zanardelli, produttore musicale di lavoro, Bastian Contario per attitudine, gioca con i sintetizzatori e gli strumenti piu’ classici per cercare un’amalgama di suoni su cui srotolare le sue canzoni.
Nonostante la particolarita’ dei punti di riferimento, nelle canzoni di Edipo si ritrova un gusto tutto italiano, classico dei cantautori dei fine settanta, unito e contrastato da quella schiettezza e quell’uso della metrica di chi ha fatto propri i dettami della musica hip hop e li riutilizza decontestualizzandoli, facendo un abile uso di una voce dai toni singolari.
Un poeta contemporaneo che ha molto caro il tema della solitudine. Divertente e sempre molto intelligente nei testi, colpisce subito ma se si scava nel profondo, le sorprese sono sempre di piu’.
“Bravo a scrivere, ma soprattutto bravo a interpretare con una certa lungimiranza un indiemondo nostrano con le sue regole e i suoi dazi da pagare. Idroscalo rappresenta, in questo senso, il sunto ideale: quale miglior occasione per imporsi sulla “scena” di un brano che motteggia senza pietà la “scena” stessa? Con un MIAMI (festival organizzato dal portale rockit.it) che diventa la scusa per svelare altarini e degenerazioni modaiole di un universo a sé stante a suon di “Non andrò al Miami perché ho già saputo / che ci va un’altra band simile alla mia / ma loro sono più magri” o “Non andrò al Miami anche se questo inverno / in un locale che è gestito da un mio amico / una volta ho aperto Dente”.” Sentireascoltare
“Se fossimo in un Paese intelligente ed autoironico il fenomeno di massa degli anni ’10 non sarebbero I Cani ma Fausto Zanardelli, in arte Edipo; con Bacio Battaglia infatti conferma tutte le ottime premesse dell’esordio Hanno ragione i topi (datato 2010) ed anzi costruisce un album che non le manda a dire, un disco che riesce sia a far canticchiare sia a far riflettere. Il tutto condito con abbondanti dosi di cinismo (che non guasta mai).” Shiver Webzine
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