HIS CLANCYNESS

HisClancyQuadrato

CHI SONO?
Johnatan Clancy porta un po’ di Canada a Bologna, accompagnato da una gang di amici di vecchia data.

COSA SUONANO?
un dream-pop raffinato, che strizza sempre l’occhio ad un sound decisamente internazionale.

PERCHÉ VENIRE AD ASCOLTARLI?
Perché, lo speriamo per loro, la prossima volta vi costerà almeno il doppio.

#anltascolta:

VUOI SAPERNE DI PIÙ?
His Clancyness è Jonathan Clancy, ragazzo di Ottawa da anni di casa a Bologna. La sua musica è stata definita dream pop, un viaggio veloce attraverso 50 anni di western pop, kraut e cultura psych. Ha pubblicato su cassetta Hissometer EP per la cult label Secret Furry Hole e – per l’etichetta americana Mirror Universe (Toro y Moi, Washed Out, Active Child) – Always Mist, da poco ristampata in vinile 12” da Secret Furry Hole in collaborazione con Splendour e Sixteen Tambourines Records.

His Clancyness dal vivo si trasforma in quartetto, accompagnato al momento da Jacopo Borazzo, Giulia Mazza ed Emanuela Drei, ed ha portato la sua musica dal vivo in Italia, Uk e Stati Uniti condividendo il palco con Women, Casiotone For The Painfully Alone, Cloud Nothings, Handsome Furs, The Pains Of Being Pure At Heart, Akron/Family, Veronica Falls, Lotus Plaza e Pure Ecstasy. Il singolo, Summer Majestic, tradotto in immagini dal videomaker Jamie Harley, è stato scelto dalla rivista Rolling Stone come uno dei migliori della stagione passata.
Nel 2011 ha pubblicato un singolo 7” per l’etichetta giapponese Sixteen Tambourines, uno split 7” con la band Shimmering Stars per l’etichetta norvegese Splendour e uno con The Babies per l’etichetta romana Keep It Yours.

A Settembre 2012 His Clancyness sono entrati in studio a Detroit per registrare con Chris Koltay (Atlas Sound, Lotus Plaza, Akron/Family, Liars, Dirtbombs) quello che sarà il vero e proprio album di debutto della band previsto per il 2013, Vicious, uscito per FarCat Records. Il 2013 è anche l’anno di tour importanti, quali band di supporto di Deerhunters, Widowspeak e Maximo Park.

LE CASE DEL FUTURO

Le Case Del Futuro

Le Case Del Futuro

Dopo l’esordio sulla lunga distanza con “Lucertole”, che gli è valso la partecipazione a ‘Moby Dick’ su Radio2 e al MIAMI Festival oltre che l’inserimento da parte di Rockit tra le band da tenere d’occhio per il 2013, la band bresciana torna con un nuovo EP ed una nuova label.

“Neve EP” si sviluppa tra shoegaze, melodie pop e asperità noise:  quattro tracce, due inediti, una cover degli Scisma ed un remix (ad opera di Luca Giovanardi dei Julie’s Haircut). Lo shoegaze flirta con il pop ed ha finalmente un nome italiano: Le Case del Futuro.

Recensioni

(…) Dopo i successi del disco dell’anno passato, che raccoglieva dieci pezzi stretti e compatti e che porta avanti l’idea di sonorità legate al post punk, i bresciani si preparano con questo NEVE ep a formulare le basi concettuali del loro prossimo album.
La trama ci porta in un primo tempo a pensare a un impeto shoegaze, ovvero esplosioni a singhiozzo di chitarre, a cavallo di batterie spianate, che prestano poi il La, ricucendo melodie, ad un’intimista voce pop che racconta emozioni e pensieri. Questo è il tentativo, discretamente riuscito, dei due inediti iniziali del disco, che però peccano, se l’espressione è concessa, di una vaga ripetitività di reef e accordi. Tungsteno, invece, diventa un pò più spigolosa e marcata nelle note, rispetto alla dolcezza dell’originale, e anche più carica di marcature di percussioni, trovando in un certo senso, nuovo spirito e vigore, sotto il segno del sound tipico espresso dai nostri Le Case del Futuro. L’Ultima appare remiscelata in una visione più trasognante grazie agli insistenti e onirici loop elettronici di Giovanardi, miscelati con una certa deframmentazione ben realizzata di chitarre, che ne esaltano i contenuti dream pop e vanno a levigare le asperità e le leggermente più scremate note della versione precedente, migliorandone e facendone fluire la struttura.
Un ep che potrà essere un interessante preludio ad un nuovo e più maturo disco per la band bresciana, che potrebbe, smussando angoli e crudezze sonore, a vantaggio del fluire sonoro e la ricerca sperimentale tra tastiere e campionature avvolgenti, presentarsi come una nuova ed emozionante realtà di un certo Dream all’italiana, carico fra l’altro, di profondità liriche non da poco.” Indie-Zone

SUMMER CAMP

Summer Camp

I Summer Camp sono Elizabeth Sankey e Jeremy Warmsley. Iniziano quasi per caso, in un week end di pioggia, registrando una cover dei Flamingo “I’ve only got eyes for you” e caricandola su una pagina Myspace riservata. La reazione è istantanea e i bloggers si mettono in contatto con il duo nel giro di mezz’ora dall’upload. Il blog hipster americano Gorilla Vs Bear è il primo a postare la cover dando il via ad una reazione a catena di eccitazione e hype su di loro. Quando caricano il loro primo brano originale il Guardian è svelto ad annunciarne l’imminente successo, e non si sbaglia. Il duo londinese crea quel tipo di dream pop magnetico e dai colori seppiati che sembra destinato a diventare la perfetta colonna sonora di primi baci e cotte adolescenziali, romantico e struggente; la malinconica “Ghost Train” ad esempio non suona lontana dai “girl groups” degli anni 60, impacchettata però con un suono lo-fi ed una spolverata di puro zucchero pop. Il pezzo non sfugge alle orecchie attente dell’etichetta hip Moshi Moshi ( responsabile del lancio di carriere di artisti come Kate Nash, Hot Chip e Friendly Fires) che lo pubblica nel marzo 2010 con grande successo di critica: finisce in cima alla programmazione di BBC6 music e nella lista dei migliori 50 brani dell’anno di NME e i Summer Camp diventano uno dei progetti più eccitanti e promettenti dell’anno. L’autunno dello stesso anno esce un Ep, dopo aver spopolato in una lunga serie di festival in UK. A marzo 2011 soddisfano la richiesta di live dagli Stati Uniti con la partecipazione all’SXSW e ad ottobre pubblicano il primo album Welcome To Condale.

– Website: http://wearesummercamp.com/

Reviews

” (…) Condale è una cittadina che vive negli anni 80 praticamente, tanto patinata da fare il verso a Beverly Hills ed amare i Frankie Goes To Hollywood ed i due Summer Camp, Jeremy ed Elizabeth, cantano un pop che come nella più recente tradizione pesca a piene mani dagli anni 80’ con tastiere, synth e qualche leggerissimo accenno al rock, creando un lavoro che si attacca addosso esattamente come la brillantina per i capelli. Cosa c’è di tanto sorprendente in questo esordio che non abbiamo già sentito altrove? La semplicità di brani che sono scritti attorno a due/tre idee, riviste e rielaborate in modo sempre diverso (…) Un disco dove c’è appunto una base chiara e facilmente identificabile che tira le fila di diverse idee che convivono in modo assolutamente riuscito e dove è quasi scontato che a chiudere sia una traccia chiamata 1988, che è il sunto dello stille dei due, synth-pop puro e dancereccio e contagioso.”  Sentireascoltare “Se il referenzialismo (vocabolo che fa spavento solo a pronunciarlo, in tutta la vasta gamma di suoi possibili prefissi) rappresenta per voi il male supremo dell’odierna musica per teenager, “Welcome To Condale” avrà tutti i crismi del delitto in flagrante, a carte più che scoperte (…) : un ammiccamento smaliziato, nonché strategico, a quei magnifici anni Ottanta che nessuno dei due giovinetti in questione ha visto con i propri occhi, se non di sfuggita. (…) leccornie canterine come “I Want You”, “Nobody Knows You” o “Down” (perfetta), per tacere poi di “Last American Virgin”, tutte bollicine Stock, Aitken & Waterman e languide tentazioni Abc In definitiva, nulla di particolarmente clamoroso, ma il giocattolo funziona per bene. Ha una sua facilità di applicazione e seduce orecchie volubili che abbiano la voglia di lasciarsi un po’ abbindolare, con benevolenza (che ogni tanto si può e si deve anche). Per il resto, sintetizzando con una formula infelice: la nostalgia di quello che è stato o avrebbe potuto essere. Benvenuti a Condale.” OndaRock