LE CASE DEL FUTURO

Le Case Del Futuro

Le Case Del Futuro

Dopo l’esordio sulla lunga distanza con “Lucertole”, che gli è valso la partecipazione a ‘Moby Dick’ su Radio2 e al MIAMI Festival oltre che l’inserimento da parte di Rockit tra le band da tenere d’occhio per il 2013, la band bresciana torna con un nuovo EP ed una nuova label.

“Neve EP” si sviluppa tra shoegaze, melodie pop e asperità noise:  quattro tracce, due inediti, una cover degli Scisma ed un remix (ad opera di Luca Giovanardi dei Julie’s Haircut). Lo shoegaze flirta con il pop ed ha finalmente un nome italiano: Le Case del Futuro.

Recensioni

(…) Dopo i successi del disco dell’anno passato, che raccoglieva dieci pezzi stretti e compatti e che porta avanti l’idea di sonorità legate al post punk, i bresciani si preparano con questo NEVE ep a formulare le basi concettuali del loro prossimo album.
La trama ci porta in un primo tempo a pensare a un impeto shoegaze, ovvero esplosioni a singhiozzo di chitarre, a cavallo di batterie spianate, che prestano poi il La, ricucendo melodie, ad un’intimista voce pop che racconta emozioni e pensieri. Questo è il tentativo, discretamente riuscito, dei due inediti iniziali del disco, che però peccano, se l’espressione è concessa, di una vaga ripetitività di reef e accordi. Tungsteno, invece, diventa un pò più spigolosa e marcata nelle note, rispetto alla dolcezza dell’originale, e anche più carica di marcature di percussioni, trovando in un certo senso, nuovo spirito e vigore, sotto il segno del sound tipico espresso dai nostri Le Case del Futuro. L’Ultima appare remiscelata in una visione più trasognante grazie agli insistenti e onirici loop elettronici di Giovanardi, miscelati con una certa deframmentazione ben realizzata di chitarre, che ne esaltano i contenuti dream pop e vanno a levigare le asperità e le leggermente più scremate note della versione precedente, migliorandone e facendone fluire la struttura.
Un ep che potrà essere un interessante preludio ad un nuovo e più maturo disco per la band bresciana, che potrebbe, smussando angoli e crudezze sonore, a vantaggio del fluire sonoro e la ricerca sperimentale tra tastiere e campionature avvolgenti, presentarsi come una nuova ed emozionante realtà di un certo Dream all’italiana, carico fra l’altro, di profondità liriche non da poco.” Indie-Zone

LUMEN

 

Lumen

Lumen

Freschi dell’uscita del loro secondo ep Correnti, per Deerwaves records (http://deerwaves.com/news/lumen-correnti-ep-terza-uscita-per-dwrec), i Lumen sono un trio torinese che, districandosi tra drum machines, chitarre soffuse e voci lontane, dà vita ad un’elettronica carica e nostalgica, venata di dreampop e chillwave.

Recensioni

“Electropop da Torino, all’attivo un altro Ep rilasciato autonomamente, prima di questa produzione targata DW Records, netlabel nata dall’omonima webzine. La cosa che più colpisce di questo Ep durante l’ascolto, è che mentre si cercano possibili riferimenti “elettronici”, ci si ritrovi a pensare al cantautorato e a certe sperimentazione italiane di inizio anni Ottanta. Ora non siamo impazziti (o forse lo siamo, ma non ci piace ammetterlo), da paragonare i Lumen a Battiato, ma ci piace pensare che dietro a questi tre ragazzi torinesi, ci sia più di una semplice rilettura della new-wave. A volte eterei, a volte pulsanti e incisivi i Lumen hanno le carte per costruire qualcosa di importante in futuro. L’Ep è in free download, approfittatene.” Indie-Roccia

“Si fa presto a dire elettropop. I torinesi Lumen escono dal solco dei Postal Service in pochi istanti, prima ancora di esserci entrati a dire il vero, abbattendo così il mio pregiudizio che senza motivo apparente li avrebbe visti bene da quelle parti. Pertanto l’irriguardoso paragone che ho scelto di spendere per Correnti, il loro secondo disco pubblicato a Gennaio da DeerWaves Records, è quello con il Battiato migliore e con certe atmosfere darkwave alla “Black Celebration”, che seppure non sia esatto è di certo meno inopportuno, considerata la vena cantautorale e le tematiche non esattamente da feste del sabato sera.

Quattro volte su cinque infatti i testi dei Lumen offrono spunti ai limiti dell’esistenzialismo, conditi sempre dalle suggestioni elettroniche dei sintetizzatori, che ispirano malinconia anche quando le melodie paiono strizzare l’occhio al dancefloor. Succede già nel primo riuscitissimo pezzo, Una Estate Inclemente”, in cui si parla/balla di un evento triste e contro natura come l’estate passata in città, mentre Shetland” affronta la bella utopia di un luogo segreto e lontano nel quale andare a rifugiarsi (con tanto di verso a Mimì Clementi). Si prosegue con turbamenti vari e ritmi incalzanti in Eliodora” e la paura di morire de Le Onde”, il cui tappeto sonoro è qualcosa di meraviglioso. “Correnti” arriva così alla conclusiva Theta W”, scivolando via, a dire il vero, non sempre in maniera liscia: qualcosa qua e là non funziona ancora e le combinazioni di atmosfere fosche e immagini evocative, perfette sulla carta, faticano a volte a coinvolgere.

Di certo, insomma, i Lumen confermano in questo disco di meritare tutta la vostra attenzione – dimostrando le loro potenzialità in almeno un paio di brani di altissimo livello – ma sono disposto a scommettere che “Correnti” non si tratti ancora del meglio che la creatività del trio torinese possa offrirci.” Shiver

COSMO

cosmo 1

Cosmo

Cosmo (pseudonimo che nasconde Marco Bianchi dei Drink To Me) è il cantautore del futuro anteriore, nella sua musica gli stilemi tipici di certa canzone d’autore convivono con l’elettronica e la psichedelia. Non usa chitarre acustiche ma campionatori, sintetizzatori, batterie elettroniche e suoni generalmente confusi e potenti. Mischia Battisti con gli Animal Collective, Dan Deacon con Jovanotti, Gold Panda e Battiato, dando via a un frullato coloratissimo e dal gusto inedito.

Cosmo inizia laddove finisce “S” dei Drink To Me, con l’aggiunta di una componente più “estrema” a livello di produzione (estremamente pop, estremamente compressa, estremamente elettronica…).
Il suo primo album è “Disordine” è in uscita a maggio su 42 Records (I Cani, Colapesce, Criminal Jokers e tanti altri), anticipato dal singolo “Ho visto un Dio” presentato in anteprima su Radio2Rai.

Ma Cosmo già guarda avanti e non vede l’ora di calcare il palco con il suo show che unisce caos e divertimento. L’approccio è quello di un live elettronico: nessuno strumento, solo effetti e campionatori, tutto viene manipolato e modificato in tempo reale da Marco, voce compresa, come in questo video realizzato dal vivo per Wired (http://tv.wired.it/entertainment/2013/04/15/cosmo-la-sua-numeri-e-parole-live-dalla-sala-da-pranzo.html). Sul palco con lui non ci sarà una band, ma due ballerine. L’aspetto visuale sarà curato tanto quanto quello musicale e non mancheranno le sorprese. Quello di Cosmo non è un concerto qualsiasi ma una vera e propria festa dove conta solo lasciarsi andare. Non aspettatevi il solito live del gruppo indie, aspettatevi il delirio.

– Facebook https://www.facebook.com/cosmoitaly

Reviews

“Il sito del settimanale femminile Grazia lo ha già indicato tra le novità italiane da seguire con più attenzione e l’anteprima del singolo avvenuta su Radio Due Rai, all’interno del programma Babylon, ha generato una piccola corsa alla scoperta di questo nuovo progetto di Marco Jacopo Bianchi, già cantante e fondatore dei Drink To Me, qui alla prima prova con la lingua italiana.
“Ho visto un Dio” è più di un video di un singolo apripista, un vero e proprio manifesto programmatico che svela al pubblico le peculiarità e gli intenti di Cosmo: mettere a confronto il pop di qualità, le sonorità elettroniche più in voga e la tradizione musicale italiana.
Il video, girato da Gabriele Ottino per il collettivo Superbudda, rappresenta un’immersione nei tratti più psichedelici del pop di Cosmo. Il confine tra le realtà e le proiezioni è labilissimo.” Impatto Sonoro

“Ho visto un Dio” è più di un video di un singolo apripista, un vero e proprio manifesto programmatico che svela al pubblico le peculiarità e gli intenti di Cosmo: mettere a confronto il pop di qualità, le sonorità elettroniche più in voga e la tradizione musicale italiana.
Il video, girato da Gabriele Ottino per il collettivo Superbudda, rappresenta un’immersione nei tratti più psichedelici del pop di Cosmo. Il confine tra le realtà e le proiezioni è labilissimo.
Il disordine vince su tutto e si fa fatica a comprendere cosa sia vero e cosa percepito.
Le ballerine, lo spaesamento dato dai toni accesi dei colori, il bosco, sono tutti elementi che servono a inquadrare quello che è a tutti gli effetti uno dei tratti fondamentali di Cosmo: il caos!” Rockon

 

PALETTI

Paletti

Paletti

 

È nel 2012 che Pietro Paletti, bassista e voce dei THE R’S ma anche produttore e compositore per documentari e spot pubblicitari internazionali, si presenta per la prima volta come autore solista in italiano e lascia solo apparentemente l’attitudine internazionale per ritornare nell’alveo di un cantautorato italiano intimo, familiare, casalingo.

Dopo la felice prova dell’ep “Dominus”, ampiamente apprezzato da critica e pubblico, ecco l’esordio sulla lunga distanza di PalettiErgo Sum.
Il polistrumentista, già bassista e cantante degli acclamati R’s, riprende il discorso dove lo aveva lasciato e si mette letteralmente a nudo in otto canzoni che pescano a piene mani dalla migliore tradizione pop italica, si vestono di suoni internazionali e puntano su testi dalla schiettezza disarmante.
Ergo Sum è un autoritratto, un’autoterapia, un autoscatto, una pagina di diario: è Paletti al 100%, il racconto di un “sé” che diventa quello di un “noi”, tanto le suggestioni personali sono condivisibili: l’individualismo posto come prima pietra di un cambiamento che sarà collettivo, contrapposto a rivoluzioni che lasciano il tempo che trovano, l’esigenza di andare avanti da soli, unita alla consapevolezza che non è possibile non amare.
Paletti diluisce sé stesso in canzoni la cui semplicità nasconde un grande lavoro di cesello e si candida a diventare una voce riconoscibile del panorama musicale italiano.

– Website http://www.ilpaletti.it/

– Facebook http://www.facebook.com/pages/Paletti/248579978545259

Reviews

” Dopo il piacevole Ep Dominus Paletti torna a divertirsi da solo, in licenza premio dai The R’s, uscendo col primo disco sulla lunga distanza. Un lavoro più maturo questo Ergo Sum, e le sonorità più malinconiche che, già la reggaeggiante “Portami Via” anticipa, sembrano essere fatte apposta per rimarcare l’evoluzione del percorso musicale del cantautore, che qui si mette a nudo non solo nella copertina dell’album.

Ad aprire le danze è però “Cambiamento”, ritmata polemica sociale amara anche se non originalissima, una delle tracce più grintose del disco assieme al rock ironico di “Mi Son Scordato Di Me” ed a “Senza Volersi Bene”, dove emergono pienamente sonorità che, grazie anche al contributo non certo secondario del synth ed ai suoni della batteria, riecheggiano fortemente di anni 80. Degli echi Battistiani emersi nel precedente lavoro rimangono poche tracce, ad esempio nella delicata “Le Foglie”, ed è quindi la personalità del bassista dei The R’s che esce fuori prepotente soprattutto nelle tracce più malinconiche. “ Stordisco

“(…) Paletti  oltre ad essere polistrumentista e anima dei già apprezzati The R’s (ex Records) si propone ora come canzoniere in proprio abbracciando la sfida della lingua italiana. Diciamo subito che il pregio di Dominus, EP d’esordio per Foolica records, sembra essere quello di tracciare un ideale ponte tra l’estetica Battistiana della Numero Uno (Graziani, Papallardo ecc) e le suggestioni sonore della nuova “pastorale americana” (Local Natives, Fleet Foxes, Grizzly Bear).

Si parte con il brio di Adriana ed un gusto nell’arrangiare che nel suo essere sopra le righe, delinea la cifra stilistica dell’intero EP, mentre Tricerebrale fa pensare ad una jam tra il miglior Gazzè ed I Flaming Lips presentandosi nei testi come una parata di timida auto indulgenza maschile. Ogni esitazione esistenziale viene interrotta dalla psichedelia verbale e musicale di Geco che con la sua cavalcata spettrale segna il cambio di rotta di Dominus verso l’introspezione. Raccontami di te e Alla mia età sono sicuramente i momenti più intensi del disco, ovvero, le canzoni con la C maiuscola che da subito rapiscono l’ascoltatore: la prima, sognante e nostalgica, mette in pratica la lezione corale americana con le inflessioni del più classico Battisti; la seconda è prototipo di ballata senza tempo con falsetti Fornaciari, svolazzi Cocciante ed un poster della sempreverde e lennoniana Imagine sul fondo.

Il talento di Paletti sta tutto nella disinvoltura con cui queste canzoni ci raccontano chi lui sia e da dove venga pur senza avere una carriera solista pluridecennale alle spalle. Se questo è solo l’esordio, segnamoci fin da subito questo nome perché Dominus potrebbe essere decisamente la punta di un iceberg.”  Sentireascoltare

 

Lavinia!

Lavinia!

 

 

Indie Folk Cantautorale

Nata l’11/11/1991, data palindroma che ha sempre amato, Lavinia cresce a Udine, iniziando a studiare il pianoforte a sette anni e, pochi anni dopo, a mettere in fila i primi accordi sulla chitarra di suo padre. Durante il liceo inizia a capire quanto la musica sia fondamentale per la sua vita, e a soli 16 anni inizia a condurre il programma “School’s Out” su Radio Onde Furlane, dedicato inizialmente alle band liceali e in seguito alle etichette indipendenti. Nel frattempo stringe amicizia con molti musicisti friulani e, da quando aveva 13 anni, compone canzoni in cameretta, fermamente convinta di non farle ascoltare a nessuno. Convinzione che rimane ferma fino a una sera in cui l’amico e vicino di casa Matteo Dainese (aka Il Cane, ex batterista di Jitterbugs e Ulan Bator, fondatore della Matteite Records) le ascolta, quasi per caso. Da lí nasce la collaborazione che porterà a Magadasca, primo disco della cantautrice. Inizia un tour che vedrà la collaborazione di Stefano Pasutto (Tre Allegri Ragazzi Morti, Man On Wire) alla chitarra elettrica. Nel frattempo Lavinia si è trasferita a Milano per frequentare il corso di economia dell’arte presente in Bocconi, dove attualmente studia, curando la direzione musicale della radio universitaria e continuando a suonare sia con il suo progetto solista, sia con i Nobody Cried For Dinosaurs, band indie rock milanese che l’ha adottata da poco tra i suoi ranghi. Nuove canzoni sono in arrivo.

– Facebook: http://www.facebook.com/pages/Lavinia/169448303092756
– Bandcamp: http://laviniapuntoesclamativo.bandcamp.com/

Reviews

 

“(…) Dieci tracce col punto esclamativo a cornice di uno specchio sull’adolescenza che fugge, vocalità ancora acerba ma doti e stoffa che si intuiscono tra le righe, nell’interpretazione, nel delineare a pastello vividi tratti di realtà coetanea. Arpeggi morbidi di chitarra acustica, giochi di glockenspiel folkpop, raddoppi vocali: Sempreverde intensa e scorrevole, già dice cosa aspettarsi.

E subito una cover destrutturata per quanto fosse possibile agire ancora, Anyone else but you dei Moldy Peaches tradotta in italiano con Juno, leggera e contagiosa (cfr. Le-Li, Les Manges Tout) sempre con Matteino nel dialogo: “la tua auto ormai parla di me, ci trovi un po’ di tutto, dvd mp3″… Non lo so assume toni più complessi e intensi rispetto la minimale tessitura precedente, nell’avviluppo strumentale e nel loop degli arrangiamenti -con il violino di Violetta Lucia in evidenza- le Pony Up sono a un tiro di schioppo, mentre Labirinto è forse l’episodio migliore del lotto, un gran refrain a emendare il vago sospiro oratoriale della strofa, una facilità di simbiosi tra parole e suono che abbiamo già ascoltato da Van Houtens, e Il piccolo principe si addentra nel baby rock, di quelle favole che si twittano ai bambini prima di dormire.

L’ombra di una cometa grave d’arco, “il black out di Dio” nasconde le stelle per una sera, il gran drumming di Dainese e i cori fanno il resto per colorare il pezzo come quegli albi nelle vecchie cartolerie; Mani vicine non fa che confermare il buon lavoro retrostante e preparatorio, “concettuale” direi nella vestizione del disco, la voce di Lavinia non tradisce i suoi diciannove anni sopra una struttura adulta, non è toy pop nè twee. Rush finale con Quest’arte morirà, titolo doppiamente impegnativo, il clarinetto rigoglioso di D’Agostin e gli “occhi di una superstar della radio” veloce di sogni e consapevolezze da sfrondare, segue Due matti a ricorrere il tema dalla cover di Juno, un rapporto apparentemente improponibile sotto lo sguardo puntuto di “dentisti in BMW”, evidente che la scrittura è ancora adolescenziale e quindi c’è da attendersi uno scatto in questa direzione e l’esito elettrico maturo potrà aiutare.

Chiude Al diavolo l’anima, piccolo calembour abbastanza riempitivo nei poco sensati cinque minuti, ma non inficia assolutamente gli effetti di quella che è già più di una promessa, incastonata in un team di lavoro adeguato ed efficace made in Friuli.” ItalianEmbassy

 

“Cantautrice udinese, Lavinia, è, come dire, quella che nel suo tempo libero passa a fare qualche trasmissione indie rock con i suoi amici a Radio Onde Furlane, oppure la becchi a qualche concerto, dall’homepage festival del Cormôr, agli eventi de La Tempesta dei TARM.

E poi scopri che scrive canzoni e realizza pure un disco: Madagasca è nato negli ultimi mesi in seno alle Matteite Records di Matteo Dainese. Ma non solo, a questo debutto ci hanno lavorato altri personaggi noti della scena indie friulana quali Enrico Molteni, Lucia Gasti, Stefano Pasutto, Matteo Nimis, Roberto D’Agostin, Simone Sant, e Federico Mansutti.

E così la musica adolescenziale e molto naif di Lavinia si colora di arrangiamenti coinvolgenti come il gioco di suoni dell’iniziale Sempreverde, o la love-song tenue-tenue a due voci, di Juno. Tutto molto dolce e delicato, con quel gusto adolescenziale alla TARM di un tempo, e mi piace in proposito il richiamo all’uomo nero di Non lo so. Ha quel tocco intellettualoide alla Donà che ti compare davanti ascoltandoti Il piccolo principe, oppure quel richiamo onirico alla Flaming Lips di Mani vicine. E poi a me piacciono le chitarre dinamiche di Quest’arte morirà, che ti travolgono in modo raffinato (?).

Ci sono tanti sogni, tanta poesia, tanta delicatezza in questo primo disco di Lavinia, cantautrice naif per chi ha abbastanza sensibilità da fermarsi ad ascoltare. Credo sia un buon debutto ed è pure ammirevole che tutta questa squadra di musicisti abbia voluto credere in lei, riempiendo le sue canzoni di suoni onirici e atmosfere surreali. Si, fatela scrivere, cantare, sognare, da questa delicatezza naif non può che nascere qualcosa di buono… ”  Musicologi

L'Officina Della Camomilla

L'officina della camomilla

Indie Folk

“Di cosa stiamo parlando? Difficile definirlo. Un tizio che vomita un arcobaleno, per esempio.”

L’officina della camomilla è un movimento artistico, culturale, musicale, filosofico, poetico, invernale, gastronomico, calcistico, randagio/casalingo, estremamente mattutino fondato sulla tristezza e sui biscotti.
Musica da cameretta che sviluppa la fantasia e le sbronze altrui. Inni alla droga e a tutto ciò che è colorato.

Canzoni da cameretta, testi che sono poemi adolescenziali e polaroid pop, arrangiamenti minimali lo-fi di chitarra acustica e tastiere giocattolo.

I componenti sono:

Francesco De Leo (voce, testi, chitarra), Claudio Tarantino (tastiere casio, giocattoli), Marco Amadio (basso).

tutti i brani (disponibili in rete) sono registrati con garageband 09.

– Facebook: http://www.facebook.com/pages/Lofficina-della-camomilla/110383238992084

- Soundcloud: http://soundcloud.com/lacamomilla/

Reviews

“Cosa può nascere dalla barbarica unione tra voci impastate dalle notti insonni, chitarre scordate, tastierine giocattolo e mal di vivere post-adolescenziale? Se a dosare il tutto è una mente sensibile e distorta con una spiccata vena poetica, il caos può partorire una creatura bella come L’Officina Della Camomilla. (…)

Il malessere esistenziale viene rigurgitato in un flusso caleidoscopico, lontano dalla rabbia giovane e cieca, generando un folkitsch che trascina con sé Piero Ciampi e gli MGMT, Dente e Dino Fumaretto, prende Vasco Brondi e lo immerge in una sostanza caramellosa e malsana. Così piace a Francesco De Leo, mente e corpo dell’Officina della Camomilla (annata ’91, giusto per chiarire).”  Federico Anelli per Shiver Webzine

 

“Come faceva la canzone? Ti amo, poi ti odio, poi ti amo. Ecco, il disco dell’Officina della Camomilla è tutto qui. A fasi alterne, si passa dal fastidio alla piacevolezza, dalla voglia di abbracciarli a quella di insultarli. A respingere sono registrazione ai limiti dell’incomprensibile, voci improponibili, musiche pressoché inesistenti.

In sintesi, un’esaltazione dell’estetica lo-fi da cameretta talmente sfacciata da sembrare pretestuosa, quasi paracula. Roba che, messa così tutta in fila, dà l’effetto del classico gessetto strisciato sulla lavagna. Eppure, ascoltando il disco, ci si ritrova (molto) spesso a sorridere.

È vero, c’è tutto quello appena descritto, ma c’è anche un approccio a metà tra il gioco e il twee, capace di smorzare ogni pretenziosità e di buttarla nel cazzeggio tra amici, con dosi di ingenuità e spontaneità tali da ribaltare le prime impressioni negative. L’Officina della Camomilla riesce infatti a creare un mondo tutto suo. (…) Così finisci per perderti e divertirti, dicendo che in fondo non sono per niente male. Pochi minuti dopo, però, sei già pronto a premere stop giurando di non volerli ascoltare più. Ti amo, poi ti odio, poi ti amo. Basta saperlo.” ROCKIT

L'orso

L'orso

Twee Folk

L’orso è un paesaggio.
L’orso è quel paesaggio che attraversi in bicicletta quando dal paese ti dirigi verso la città.
E’ un’idea colorata e musicata da un collettivo in continuo divenire, guidato da Mattia Barro (voce, chitarra, testi e canzoni), di Ivrea, la Piccola Città delle macchine da scrivere e da Tommaso Spinelli (basso e voce), di Milano, la Grande Città delle periferie centrali.

Ad accompagnarli nelle musiche anche da Christian Tonda (chitarre tastiera), Davide Lelli (tromba), Gaia D’Arrigo (archi e archetti), Matteo Romagnoli (pulsanti e bottoni), Giulio Scarano (batteria) e Alberto Bebo Guidetti (produzione);  alle immagini e alle matite invec Federica Orlati (teatrini di carta e paesaggi), Chiara Esposito (fotocamere e cuori), Giordano Poloni (illustrazioni e pastelli), Silvia Mangosio (matite e visi).

Dopo una prima uscita discografica autoprodotta a febbraio 2011, L’adolescente EP, escono con Garrincha Dischi all’interno delle compilation Il Cantanovanta ed Il Calendisco e con il loro secondo EP, La provincia.

– Facebook:  http://www.facebook.com/lorsoband

– BandCamp: http://garrinchadischi.bandcamp.com/album/la-provincia-ep

 

Reviews

“La Provincia è il significativo titolo scelto per un lavoro che vuole ritrarre il cammino di quell‘Adolescente uscito dal torpore della piccola città per avviarsi alle delusioni della metropoli. E come quel giovane, è lo stesso collettivo “in divenire” ad essere cresciuto, e a mostrarsi oggi (positivamente) maturato.

Bastano 15 minuti perchè Barro e compagni ci regalino diapositive di vita vissuta attraverso la scrittura originale e ricercata che avevamo già conosciuto in passato: un autobiografismo che tocca l’esasperazione nel momento in cui si dimostra tuttavia puntualmente capace di comunicare qualcosa di “universale”.

La conquistata maturità si esprime anche a livello musicale attraverso il caleidoscopio di generi ed atmosfere che vengono convogliati in direzione di un pop d’autore malinconico e leggero la cui impronta risulta alla fin fine inconfondibile.” Eyeon

La Provincia (Garrincha Dischi, dicembre 2011) é la riconferma di tutto ciò che di buono si é sentito nell’EP precedente. Stavolta ci sono alcune novità: le percussioni, le chitarre più elettriche rispetto all’esordio, i fiati. Il risultato in generale é assolutamente piacevole, ma viene un po’ persa l’ingenuità e la spensieratezza dell’esordio.

Scelta comunque necessaria, almeno per evitare di ripetere la formula del primo extended play. I pezzi sono tutti comunque di altissima qualità: segnalo Avere Ventanni e Quanto Lontano Abiti?, decisamente le vette di questo altro ottimo EP. ” PhotosMusicReviewsArt

LUMEN

Lumen

Elettropop / Indie

Vecchie drum machine dall’illustre passato, synth nervosi, chitarre e voci lontane che ricordano quanto sia breve il nostro tempo e quanto malinconici sono gli addii. Incalzati dalla componente più elettronica della new wave, i Lumen danno vita ad un electro pop insolito e sperimentale, venato di indie e scandito da atmosfere incerte.

– Facebook: http://www.facebook.com/Lumenmusic

– Bandcamp: http://lumenmusic.bandcamp.com

– Download: http://soundcloud.com/dlso/lumen-tutto-quel-che-hai/download

Reviews

“La scelta di cantare in italiano è coraggiosa, farlo con i ritmi della NEW WAVE lo è doppiamente. “…balla pure quanto vuoi, tanto presto sparirai.” canta il trio torinese in “Mondo Cieco“, pezzo dove il dancefloor incontra la musica da cameretta; come se GARBO fosse cresciuto a PHOENIX e STARFUSCKERS. […] Un po’ come Torino, ingabbiata in una rete urbana regolare e simmetrica, la musica dei LUMEN si muove fra linee e schemi, dando libero sfogo alla creatività.” Acidiviola

“Chi come me è riuscito a presenziare alla attesa data dei Cani a Torino (non tutti i pervenuti allo Spazio a quanto pare, il locale di via Cigna 211 ha registrato sold out poco prima che il concerto iniziasse) ha avuto la fortuna di imbattersi nei Lumen, gruppo emergente alle prese con un elettropop di matrice wave dal basso killer e dalle melodie incalzanti.

I tre, appena ventenni, rielaborano nel loro primo omonimo ep, scaricabile gratuitamente, gli stilemi della factory e degli eighties più cupi alla loro maniera, come ragazzi cresciuti con i vinili dei Wake in casa ma con Is This It? in loop nel loro stereo. ”  Paperstreet

“Capita a tutti di camminare per strada con l’iPod nelle orecchie e guardare la gente, le auto, i movimenti di tutti e far andare la musica, che rimbomba in testa, a sincrono con l’esterno.
Con l’EP lumen è esattamente l’opposto: è il mondo che si adegua alla musica. Come una colonna sonora ben riuscita, la musica dei Lumen solleva dalla regolare linearità dei pensieri e porta a scorrere tra melodia e tastiere. ”  HateTv